Il termine Vernatsch indica, in lingua tedesca, quella varietà di vitigni autoctoni, prevalentemente, a bacca rossa, denominati sotto il nome (continua)
Il termine Vernatsch indica, in lingua tedesca, quella varietà di vitigni autoctoni, prevalentemente, a bacca rossa, denominati sotto il nome "Schiava" e coltivati, principalmente, nella zona dell'Alto Adige, ma anche in Trentino, fino alle province di Brescia e di Verona. Il vino che ne deriva, che prende lo stesso nome, si presenta come un vino leggero e a basso contenuto tannico.
Nella grande categoria del vitigno Vernatsch o della Schiava, è possibile trovare tre sotto grandi varietà, che si distinguono, rispettivamente, in Schiava Grossa, Schiava Gentile e Schiava Grigia, che presentano, pertanto, diverse caratteristiche in base alla qualità e alla particolare zona di coltivazione.
Più in dettaglio, la Schiava Grossa presenta una foglia larga, grande, di forma pentagonale e trilobata. Ha un grappolo per lo più grande e compatto, con un acino altrettanto grande, dalla buccia ricca di pruina e di colore tendente al blu scuro-nero. La Schiava Gentile, invece, ha una foglia più piccola della precedente, di medie dimensioni, con un grappolo e un acino, anch'essi, di media grandezza, con un colore tendente più al violetto che al nero. Infine la Schiava Grigia, pur avendo una foglia media, presenta un grappolo non troppo grande, ma di forma per lo più piramidale allungato e un acino che tende, cromaticamente al blu-grigio opaco: proprio da questa particolare caratteristica deriva il suo nome.
Per tutte e tre queste varietà, la vendemmia avviene, generalmente, verso la fine di settembre.
I vini più importanti ottenuti dalle varietà delle uve Schiava, prendono il nome di Santa Maddalena (o St. Magdalener), proveniente dalla zona di Bolzano, e il così detto Lago di Caldaro (o semplicemente Caldaro o Kalterersee), dal nome dell'omonimo Lago della zona dove viene coltivato, sempre in provincia di Bolzano.
Per il processo di vinificazione, le uve vengono diraspate e fermentate per 8/10 giorni, ad una temperatura controllata e in botti di acciaio, con successiva fermentazione malolattica. Solo dopo viene affinato in grandi botti di rovere o d'acciaio.
Come detto, la Schiava è un vino a basso contenuto tannico, con un colore che vira dal rubino chiaro al rubino intenso. Presentando un sapore gradevolmente fruttato, con un retrogusto, spesso, di mandorle amaro, viene, generalmente, servito alla temperatura di 14/16 gradi centigradi e, per questo motivo, è adatto sia per il fuori pasto, proprio per la sua leggerezza, ma può anche essere abbinato, tranquillamente, ad antipasti e specialità tipiche della cucina tirolese e trentina, comprendenti, in genere, come affettati e speck. Si consiglia, altresì, in combinazione con piatti di pesce, carni bianche e formaggi, per lo più, dolci.
I vigneti dello Schiava si trovano, per lo più, sulle colline dell'Oltradige, ad un'altezza che varia dai 300 ai 450 metri sul livello del mare, su di un terreno, per lo più argilloso, sabbioso e, a tratti, calcareo.
Il nome Schiava deriva, dal metodo di coltivazione del vitigno, praticato sin dai tempi del Medioevo: per alcuni studiosi si tratterebbe, infatti, della drastica potatura delle viti, per ottenere un vino dalle maggiori qualità; per altri, invece, si tratta della così detta pratica dello "schiavizzare" le viti, ovvero legarle e, dunque, "appenderle" a dei supporti. E', però, opinione diffusa che questi vitigni abbiano origine slava e che siano giunti in Italia tramite le invasioni longobarde del periodo medievale.