Il Raboso è un pregiato vino rosso derivante da un vitigno autoctono del Veneto e coltivato con prevalenza in provincia di Treviso. Tuttavia va distinto in Raboso Piave, storico e tradizionale vitigno della zona del Piave, e Raboso Veronese, le cui origini sono ancora oggi incerte. Pare derivino da uno spontaneo incrocio tra due vitigni: Raboso Piave e Marzenina Bianca. (continua)
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Il Raboso è un pregiato vino rosso derivante da un vitigno autoctono del Veneto e coltivato con prevalenza in provincia di Treviso. Tuttavia va distinto in Raboso Piave, storico e tradizionale vitigno della zona del Piave, e Raboso Veronese, le cui origini sono ancora oggi incerte. Pare derivino da uno spontaneo incrocio tra due vitigni: Raboso Piave e Marzenina Bianca.
Quel che è certo è l'inconfondibile qualità di questo vino, che raggiunge i massimi livelli con la certificazione DOC.
Le caratteristiche organolettiche sono indicative di un vino pregiato. L'analisi visiva lascia intravedere dei riflessi violacei e brillanti che poggiano su un colore dal carattere deciso e forte, unicamente rosso rubino. Si tratta di un rosso molto carico con lievi granature.
L'esame olfattivo restituisce un profumo di marasca accompagnato da decise note di frutta rossa e selvatica; non mancano dei piacevoli sentori di prugna e di fiori, in particolare spicca la viola. Una vaga nota di cioccolato giunge delicatamente al naso. La degustazione culmina con l'esame gustativo che riporta a un bouquet complesso e tipico di un vino rosso così particolare. Al primo sorso appare austero e secco, poi si percepiscono chiaramente ma in modo del tutto equilibrato i tannini. Il retrogusto conferma un leggero sapore acidulo perfettamente in armonia con il resto degli aromi.
La coltivazione del vitigno autoctono Raboso ha un'estensione storica a ridosso del Piave e per tutta la pianura trevigiana fino a raggiungere zone come Motta di Livenza, Oderzo e San Donà del Piave.
I grappoli che ne derivano sono piuttosto grandi, cilindrici nella forma e con due ali ben pronunciate, appaiono compatti e con peduncoli legnosi e resistenti. Gli acini sono, invece, sferoidali e coriacei, con una buccia densa di pruina di colore tendente al nero e riflessi blu. Un acino può avere fino a tre vinaccioli piriformi e mediamente grandi; i pedicelli si presentano corti e dalla cromatura tipicamente verde e rossastra.
Risulta molto caratteristica anche la polpa, carnosa e dal sapore misto: neutro, alle volte tendente al dolce, acido, astringente in modo equilibrato.
Questo vitigno viene coltivato prevalentemente con la forma di allevamento sylvoz, tipica delle zone centro-settentrionali dell'Italia. I fusti sono prolungati in cordoni orizzontali e i tralci vengono annualmente rinnovati per consentire la massima resa.
La densità d'impianto del vitigno è di compresa tra 850 e 1600 viti per ettaro e i sesti d'impianto si attestano su 3 o 4 metri per ogni fila.
La vinificazione delle uve avviene di norma con il seguente impiego: il 70% di uve Raboso Piave e il 30% di uve Raboso Veronese. Per la varietà DOC l'impiego delle uve è puro al 100% Raboso Piave.
La vendemmia si effettua manualmente a fine agosto e la raccolta nella terza decade del mese di ottobre; fa seguito una delicata e soffice pigiatura degli acini e successiva diraspatura. La fermentazione di tutto il pigiato avviene esclusivamente in recipienti di acciaio con l'aggiunta di lieviti selezionati e un rigoroso controllo della temperatura a 22°, massimo 24°, per circa 10 giorni. Il vino viene mantenuto sui lieviti naturali per almeno 3 mesi; una volta reso limpido viene trasferito in botti di rovere per il periodo d'affinamento previsto in legno.
L'affinamento in rovere comporta una maturazione perfetta che conferisce al Raboso quel colore rosso rubino e quel bouquet pieno e ampio che lo differenziano da altri vini similari.
Un'ideale vinificazione richiede anche un'adeguata macerazione nelle bucce, questo consente al vino di acquisire le caratteristiche organolettiche tipicamente corpose, aspre e tanniche. La buona corposità che si ottiene è adatta per il periodo d'invecchiamento che lo aspetta.
Il Raboso a Denominazione di Origine Controllata necessita di un periodo d'invecchiamento di 3 anni, a volte 4, dei quali almeno 1 in botte. Solo così potrà essere immesso al consumo etichettato con certificazione DOC.
Il Raboso va servito fresco a una temperatura compresa tra 14 e 16 gradi. Si fregia di una notevole peculiarità: se servito freddo a circa 10°C, diviene uno dei migliori vini rossi da accompagnare persino a un piatto di pesce.
Il bicchiere migliore è sicuramente il Ballon di forma ampia; un calice di grandi dimensioni e dalla forma tondeggiante permette al vino di liberare armonicamente tutti gli aromi.
Dopo un congruo periodo d'invecchiamento è ottimo da abbinare con cacciagione, sia di piuma sia di pelo, con le carni rosse e con le grigliate. Il Raboso è ideale insieme ai formaggi stagionati e vanta doti organolettiche che lo rendono anche un eccellente vino da meditazione, da degustare in compagnia o da soli.
ll vino Raboso vanta origini davvero antiche, nell'opera Humanitas Historia di Plinio il Vecchio già si poteva leggere di lui. Si narra, infatti, che nelle zone intorno al Piave proliferavano i vigneti e la produzione del vino, che ai tempi prendeva il nome di Picina Omnium Nigerrima, degno antenato dell'odierno Raboso, visto il colore.
Dopo la caduta dell'Impero Romano decadde anche la viticoltura e si dovette attendere l'estensione di Venezia su terraferma prima di rivedere le coltivazioni dei vigneti.
Per molti secoli il Raboso venne definito il "Vin de Viajo", ossia un vino da viaggio, perché era l'unico a essere esportato ovunque e fino in Oriente.
Tutto merito della sua robustezza, corposità conferita anche dalla presenza dei tannini e dall'alta percentuale di acidità e resistenza alle muffe, che consentiva al vino, già allora, di viaggiare per lunghi tragitti. Il Rabosa non ha paura del freddo, della siccità e del tempo, resiste in modo eccelso a importanti periodi d'invecchiamento: dall'antichità a oggi.
Il territorio di coltivazione delle uve impiegate per la sua produzione gioca un ruolo fondamentale nell'acquisizione delle sue caratteristiche organolettiche. Si tratta di terreni adiacenti al Fiume Piave, tipicamente caratterizzati da ghiaia affiorante e con una sedimentazione di media granulometria.
Non è difficile comprendere il perché in queste zone si produca un vino DOC di assoluto pregio, i vitigni godono non solo di caratteristiche geologiche ottimali, ma anche di un microclima perfetto. Clima e terreno rappresentano un felice habitat per i vigneti a bacca nera che danno vita al pregiato Raboso.