Il Nero d'Avola, è un vitigno di uve rosse tra i più noti della produzione autoctona siciliana. Chiamato Calabrese o Calabrese d'Avola, il nero d'avola è una delle migliori uve siciliane. (continua)
Il Nero d'Avola, è un vitigno di uve rosse tra i più noti della produzione autoctona siciliana. Chiamato Calabrese o Calabrese d'Avola, il nero d'avola è una delle migliori uve siciliane. Il vitigno Nero d'Avola fu importato dai greci durante la loro presenza nell'isola, da loro deriva anche il tipo di allevamento a "bassa ceppaia", impiantato tipicamente a spalliera o ad alberello. A partire da un decennio a questa parte, i vini contenenti Nero d'Avola vengono esportati in tutto il mondo; il vitigno conferisce loro qualità di robustezza e corposità; quanto più un vino contiene alte percentuali di Nero d'Avola, quanto più questo avrà un carattere forte e deciso.
Il Nero d'Avola rappresenta il prodotto di una vite originaria della Sicilia e più precisamente in un territorio circoscritto alla provincia di Siracusa, nei paesi di Noto, Pachino ed Eloro. Questo tipo di vino primitivo, essendo coltivato nella parte orientale, mantiene inalterato un sapore delicato, con un retrogusto fruttato e dolciastro.
In Sicilia, grazie a dei suggestivi ritrovamenti avvenuti nei dintorni delle falde dell'Etna, si è potuto stabilire che l'avvento dei primi vitigni può risalire all'era terziaria, anche se, ufficialmente, l'avvento della vite è avvenuto ad opera dei Fenici. L'affinamento della tecnica e la produzione massiva di vino si è avuta, invece, con l'avvento dei Greci e dei Romani. Nel corso dei secoli, con il passare dei regnanti si è avuta sempre una cospicua produzione di vino, grazie anche alle opere dei Normanni e degli Aragonesi ma, dalla fine del '700 in poi, c'è stata una crescita enorme nella esportazione, grazie all'opera di un inglese, chiamato Woodhouse, il quale cominciò una vera commercializzazione su larga scala.
Alla degustazione il nero d'avola ha un colore rosso rubino intenso, brillante, vivace, con riflessi violacei, se giovane, o granati, dopo l'invecchiamento; l'aroma è complesso, con note di viola e spezie (liquirizia e chiodi di garofano); prugna secca, ciliegia, mora, ribes nero, lampone e cioccolato, cuoio e tabacco, sono alcune delle caratteristiche e dei principali sentori che caratterizzano i vini prodotti con nero d'avola.
Una bottiglia di buon Nero d'Avola può essere conservata mantenendo integro il suo sapore per circa 5 anni, dopo i quali comincia a degradarsi. Una volta stappato, inoltre, nonostante il tappo in sughero tenda a mantenere inalterate le sue proprietà, è necessario conservarlo il prima possibile per non incappare in variazioni delle sue caratteristiche organolettiche.
Le denominazioni che attualmente si possono trovare su una bottiglia di Nero d'Avola possono essere DOC (anche se ormai è in disuso), IGT e DOCG.
Per le sue proprietà e il particolare sapore speziato, esso è un tipo di vino che può accompagnare a tavola parecchie pietanze, come per esempio dei primi elaborati che prevedano pasta con sughi di carne o anche piatti più semplici che usino come condimento solo sugo fresco; anche per i secondi c'è vasta scelta, per esempio il Nero d'Avola risulta ottimo se servito con carne bovina oppure carne bianca come pollo, anatra e agnello; invece per quanto riguarda il pesce, esso di accosta bene a tonno o salmone alla griglia. Molto indicato anche per antipasti a base di salumi e formaggi.
Il Nero d'Avola, per essere assaporato al meglio delle sue potenzialità, deve essere stappato circa un'ora prima della consumazione e dovrebbe essere servito alla temperatura media di 16 o 18 gradi, in modo da poter degustare tutti i suoi aromi classici che inneggiano alla terra d'origine e che tendono ad esaltare le spezie delle pietanze cucinate.
Le sue origini sono alquanto controverse, non si sa molto di come e quando comparvero le prime viti, anche se si ipotizza che in una citazione presente nella guida sui vini di Sante Lancerio, che era il bottigliere di Papa Paolo III, il quale fa riferimento a un vino calabrese di cui però non parla in termini entusiastici. Si è creduto qundi che si riferisse al Nero d'Avola ma non ci sono riscontri oggettivi per comprovarlo. In effetti, nello stesso libro di Lancerio manca anche qualsiasi riferimento a questo vino nel capitolo dedicato ai vitigni siciliani. In ogni caso, l'importanza nella produzione del Nero d'Avola si è cominciata ad avere in tempi molto più recenti. Infatti, tale vitigno, per le sue caratteristiche di alta produttività ma non sempre costante nel tempo, ha rappresentato la base per la produzione principalmente di vini da taglio, che hanno caratteristiche di grande corposità e un elevato tasso alcoolico, che li rende estremamente ricercati. Infatti, il suo tasso di esportazione verso la Francia e il resto d'Europa ha subito un'impennata durante tutto l'Ottocento. Il suo commercio ha subito una forte variazione intorno al 1970, quando si è cominciato a studiare con maggiore accuratezza le possibilità che esso poteva offrire, cominciando una serie di sperimentazioni che hanno portato a un netto miglioramento qualitativo, tanto che ad oggi, esso rappresenta ancora oggi una delle principali produzioni di vino rosso italiano, con un territorio dedicato alla sua produzione di oltre 12 mila ettari.
Sfruttando la capacità insite nell'uva coltivata, infatti, si è avuto un netto miglioramento qualitativo e si è scoperta anche una particolare predisposizione del vino all'affinamento e all'invecchiamento durante i processi di post produzione.
Attualmente il suo metodo di coltura prevede un allevamento ad alberello con potatura corta, anche se nuove tecniche di coltura a spalliera vengono costantemente sperimentate, in quanto i produttori siciliani si sono resi conto delle enormi potenzialità di questo tipo di vino, da cui sono nati alcuni vini storici ed entrati a pieno titolo in circuiti internazionali, quali il Duca Enrico di Corvo o lo stesso Nero d'Avola puro.
A causa, quindi, delle differenze di coltivazione che ancora persistono nella parte orientale e occidentale della Sicilia, in un eterno dilemma tra tradizione e modernità, il vino prodotto risulta nettamente diverso al palato: il Nero d'Avola prodotto nella parte occidentale è un vino forte, che lascia un sapore persistente al palato; quelli originari della parte orientale, invece, appaiono più delicati e fruttati.
In passato questo vino era famoso anche per il suo gusto estremamente dolce, al punto da non renderlo servibile a tavola con altri piatti che non fossero dolci, ma una modificazione massiccia delle modalità di coltura, operata nel tempo, ha fatto si che la concentrazione di zuccheri presente si abbassasse, in modo da esaltarne il sapore acidulo dell'uva, coprendo il gusto eccessivamente dolciastro che veniva avvertito in passato. Quando viene prodotto in purezza, ossia utilizzando un solo tipo di uva, le sue caratteristiche vengono ulteriormente esaltate, rendendolo uno dei più importanti vini italiani. I suoi caratteri distintivi, in questo caso, sono la struttura ferma, il carattere possente e intenso, con un aroma di legno pregiato che si avverte appena al palato.
Grazie alle sue caratteristiche, spesso questo vino può rappresentare una componente essenziale di altri, come per esempio il Contessa Entellina Rosso o l'Eloro. Talvolta viene usato per il blending anche con vini come il Merlot o il Syrah, la cui combinazione dà vita a un risultato perfetto per corposità e gusto.