Moscato d'Asti è un vino dolce a DOCG. Di colore paglierino, con una spuma fine e persistente; dal profumo fragrante, floreale con sentori di salvia; al palato delicatamente dolce, aromatico, caratteristico, di una limpidezza brillante. (continua)
Moscato d'Asti è un vino dolce a DOCG. Di colore paglierino, con una spuma fine e persistente; dal profumo fragrante, floreale con sentori di salvia; al palato delicatamente dolce, aromatico, caratteristico, di una limpidezza brillante. Da notare che Asti spumante e Moscato d'Asti, pur facendo parte della medesima denominazione Asti ed essendo ambedue espressioni di moscato bianco, sono due vini molto diversi: il primo è uno spumante, il secondo no. Spesso sono confusi dal consumatore nonché, cosa più grave, dai ristoratori. In effetti il Moscato d'Asti, non subendo la presa di spumavera e propria, è caratterizzato da una leggera frizzantezza. Il vino conosciuto come Moscato d'Asti proviene dai vitigni di Moscato Bianco, diffusi in molte regioni italiane.
Il vitigno Moscato Bianco è a foglia media pentagonale, con un grappolo anch'esso medio, che presenta acini a buccia sottile color giallo-verde.In particolare i vitigni dalle cui uve verrà estratto il Moscato d'Asti sono quelli presenti in un'area situata tra le Langhe ed il Monferrato e che risultano essere collocati su terreni idonei alla coltivazione di questo tipo di vino, cioè su dossi collinari e fondi calcareo-argillosi, in posizione obbligatoriamente soleggiata. Non risultano invece assolutamente adatti i terreni del fondo valle e quelli umidi e poco soleggiati. Tali caratteristiche dei terreni consentono di ottenere un vino di qualità, ma sono anche previste dalla disciplinare dei vini D.O.C.G. come condizioni obbligatorie per il mantenimento dell'ambito riconoscimento che il Moscato d'Asti ha ottenuto nel 1993.
Per quanto riguarda la coltivazione essa è consentita nella modalità a controspalliera, mentre sono escluse le pratiche di forzatura e l'irrigazione di soccorso.
Per assicurare una buona qualità del vino la densità d'impianto non può scendere al di sotto dei 4000 ceppi per ettaro.
L'uve per la lavorazione e la vinificazione del Moscato d'Asti devono provenire, secondo la disciplinare, esclusivamente dalle province di Alessandria e, naturalmente, di Asti.
In queste zone il vino viene prodotto essenzialmente da aziende agricole medio piccole oppure da cantine cooperative, la cui principale caratteristica è quella di lavorare le uve dei propri vigneti seguendo tradizioni antiche, ma con l'ausilio di nuove tecnologie.
Le tecniche di vinificazione del Moscato d'Asti conservano, di base, alcuni accorgimenti la cui utilità era stata già compresa in epoca antica, come ad esempio una sorta di purificazione, consistente nell'eliminazione delle impurità, o come il raffreddamento, che serviva a bloccare la fermentazione ed a
favorire la conservazione del vino, mantenendo allo stesso tempo l'aroma ed il sapore dei grappoli.
In pratica, la lavorazione procede partendo, ovviamente, dalla pigiatura delle uve che avviene con una pressa a polmone e continuando, di seguito, con la ripulitura delle particelle in sospensione grazie ad opportune tecniche di filtrazione. A questo punto il mosto viene sottoposto a refrigerazione, che blocca temporaneamente la fermentazione. Quest'ultima infatti inizia solo quando è conclusa la fase di congelamento che, comunque, verrà poi ripetuta al termine della stessa fermentazione.È opportuno far notare come anche nella fase che precede l'imbottigliamento si proceda ad ulteriori filtrazioni sterilizzanti. Questo perché un eventuale avvio involontario di nuova fermentazione porterebbe alla formazione di impurità indesiderate. Com'è evidente, pur procedendo secondo dettami antichi, le tecniche di vinificazione del Moscato d'Asti sono altamente tecnologiche. L'obiettivo di ottenere un prodotto di qualità e puro è, insomma, ritenuto molto importante. I vini così ottenuti hanno un sapore dolce e delicato ma allo stesso tempo intenso, ovviamente accompagnato dall'aroma tipico dei moscati, ed anche appena fruttato con rimandi alla pesca ed all'albicocca (oltre che esser carico di echi floreali, ricordando il giglio ed il tiglio). A questo proposito, richiamando le tecniche di vinificazione descritte, è bene notare come l'aroma del Moscato d'Asti sia il risultato dell'unione degli aromi tipici del moscato delle uve di origine e di quelli propri dei tanti composti volatili che derivano dalla fermentazione. Conseguenza di ciò è che più viene salvaguardato l'aroma originario e più il risultato finale conserverà quello stesso aroma in tutta la sua intensità. Inoltre, va ricordato come il Moscato d'Asti resti un vino carico di vivacità pur essendo stata contraddistinta la sua lavorazione da interruzioni nella fermentazione e pur non essendo, per questo, uno spumante. Il Moscato d'Asti presenta infine una colorazione giallo paglierino, che può essere più o meno intensa.
Il Moscato d'Asti, vista la presenza di zuccheri non eccessiva, è il vino tipico da abbinare con i dolci: l'accompagnamento ideale è quello con la pasticceria secca, e quindi molti biscotti, ma si abbina bene anche alle torte ed alle crostate, persino quelle più elaborate.
Com'è noto, il Moscato d'Asti viene prodotto grazie alle uve che provengono da vitigni di Moscato Bianco.
Il vitigno di Moscato Bianco fu portato nella nostra penisola da coloni greci, che provvidero a diffonderlo trasportando ovunque semi e tralci. Solo in seguito, i Romani ne favorirono la diffusione in tutta Europa.
La certezza che il Moscato Bianco venisse effettivamente coltivato in Piemonte, dove effettivamente trovò clima e terreni adatti per prosperare, risiede in alcuni documenti del XIV secolo, che indicavano in Canelli il luogo di produzione ed in "Muscatellum vinum" il vino realmente oggetto di lavorazione e vinificazione. Oggi a Canelli, comune che si trova in provincia di Asti, risiede, situata nelle cantiche di un palazzo ottocentesco, l'Enoteca Regionale dedicata proprio all'Asti Spumante e al Moscato d'Asti.
La tradizione vinicola legata al Moscato d'Asti è poi proseguita nei secoli fino ai giorni nostri grazie a famiglie contadine ed alla loro lavorazione artigianale dei vini.
Ancora oggi la coltivazione e la vinificazione del Moscato d'Asti resta artigianale, pur avvalendosi di operatori che hanno raggiunto un'elevata competenza e benché arricchita dall'uso di nuove e modernissime tecnologie. Nel 1932, a tutela dei viticoltori produttori dei vini dell'astigiano e del loro prezioso lavoro, fu creato il Consorzio per la tutela dell'Asti. Il neonato Consorzio tenne a battesimo la nascita ufficiale del Moscato d'Asti, vino insignito prima del riconoscimento D.O.C. nel 1967, poi di quella D.O.C.G. (cioè denominazione di origine controllata e garantita) nel 1993.
Il Consorzio stabilì anche i limiti territoriali per la produzione del vino: solo nelle province di Asti, Alessandria e Cuneo (quest'ultima per la versione spumante) poteva avvenire la coltivazione delle uve di Moscato Bianco, che doveva esser presente nella percentuale del 100%, per la produzione del Moscato d'Asti.