Il Moscato è un vino bianco prodotto dal vitigno omonimo che non ha una circoscritta e specifica area geografica italiana di produzione ma si allarga a numerose regioni dello Stivale: dalla Valle d'Aosta fino alla Sicilia. (continua)
Il Moscato è un vino bianco prodotto dal vitigno omonimo che non ha una circoscritta e specifica area geografica italiana di produzione ma si allarga a numerose regioni dello Stivale: dalla Valle d'Aosta fino alla Sicilia. Il nome di origine latina Moscum, che vuol dire Muschio, deriva proprio dal profumo così caratteristico e da un aroma molto dolce con punte di muschio e nosce moscata che lo contraddistingue e lo rende un vino amabile.
Il vitigno Moscato comprende diverse varietà di vitigni con grappoli d’uva di colori differenti che possono essere mangiati o adoperati per la produzione del vino. Le varietà dei vitigni sono circoscritte a precise aree territoriali: il Moscato Bianco, ad esempio, che è quello più diffuso, è presente in ben 16 regioni e concorre a produrre vini molto conosciuti come il Moscato d’Asti DOCG e l’Asti Spumante; il Moscato Giallo, invece, è coltivato al Nord e nelle Isole mentre il Moscato Rosa è caratteristico del Trentino Alto-Adige e del Friuli Venezia Giulia così come il Moscato Nero di Acqui per il Piemonte. Esistono anche vitigni autoctoni e tipici di una zona come il Moscatello di Saracena, in provincia di Cosenza, che serve per la produzione del vino passito. Stesso discorso per il Moscato di Pantelleria prodotto dal vitigno Zibibbo, originario dell’Egitto, per il Moscato di Scanzo, coltivato nel Comune di Scanzorosciate in Lombardia, che ha anche ottenuto la Denominazione di Origine Controllata e Garantita, e per il Moscato di Terracina relativo alla zona del basso Lazio, del basso agro pontino e della piana di Fondi.
Le uve generate da vitigni così diversi, anche a causa di terreni e climi molto variegati, vengono sottoposte ad altrettanti diversi metodi di lavorazione da cui, in linea di massima, si ottengono complessivamente vini dolciastri, in alcuni casi vini passiti, sia mossi che fermi. In particolare, per quanto riguarda il Moscato Bianco, la varietà di vitigno più celebre dalla quale si producono il Moscato d’Asti DOCG e l’Asti Spumante in ben 53 comuni del Piemonte, il processo di vinificazione prevede la pigiatura dell’uva tramite delle presse a polmone da cui si ottiene il mosto. Quest’ultimo viene depositato per oltre un anno, e tenuto sotto controllo periodicamente, in celle frigorifere a 0 gradi in modo da scongiurare fermentazioni non desiderate. Terminato il periodo di riposo, il mosto viene fermentato secondo i criteri dettati dall’ufficiale disciplinare di produzione per i due tipi di vini. Dal Moscato Bianco si ricavano anche il Moscatello do Montalcino, il Moscato di Siracusa e di Cagliari. Sono tutti vini, chi più frizzante chi meno, dal colore giallo paglierino molto carico, dal sapore intenso e fresco, e molto aromatico.
Il Moscato è il vino delle feste e dei brindisi e, come ben noto, si degusta alla fine dei pasti dopo il tradizionale botto del tappo. Si abbina perfettamente ai dessert alla frutta, ai dolci lievitati, al cucchiaio, ai gelati e a tutta la pasticceria secca. Pensiamo al periodo natalizio e alle cene concluse con pandori e panettoni: l’Asti Spumante è un «must» della tavola di Capodanno e di tutte le celebrazioni festive. L’abbinamento vincente vale anche per le torte classiche con creme, ciambelle asciutte e pan brioche farciti. Le bollicine e le note zuccherine del Moscato in generale si sposano felicemente con la quasi totalità dei dolci. Sorprendente l’accostamento con il salato, quello dei salumi ed insaccati freschi, che va molto d’accordo con il Moscato più fermo, come il Moscato d’Asti che non è assolutamente uno spumante: il contrasto dolce – salato, con sentori floreali provenienti dal vino, si rivela molto gradevole per i palati sopraffini, anche durante un aperitivo serale. Il Moscato d’Asti si può abbinare molto bene anche alle ostriche, non è sbagliato, e la sua variante sicula, il Moscato passito di Pantelleria, si accorda alla perfezione con formaggi prettamente stagionati e i dolci tipici della terra siciliana come i cannoli e la cassata.
Le origini di questo vitigno si fanno risalire ai viaggi di conquista sulle coste del Mediterraneo dei coloni greci i quali coltivarono semi e tralci del Moscato nei territori dell’Italia Meridionale, laddove si formarono le leggendarie colonie della Magna Grecia. Le uve del Moscato, in particolare quelle della varietà bianca, sono annoverate negli scritti di illustri personaggi della cultura dell’Antica Roma, da Catone che le definiva Apicae a Plinio e Columella che le chiamavano Apianae. Dalle regioni meridionali il vitigno si diffuse al Nord della Penisola e dell’Europa solo nel periodo medievale soprattutto grazie agli scambi commerciali effettuati dai Veneziani in tutte le isole del Mediterraneo che in poco tempo lo importarono in tutto il Continente. La sua diffusione così repentina è dipesa moltissimo dalla volontà delle classi benestanti che ne richiedevano una continua produzione da parte dei viticoltori, i quali erano però molto restii alla coltivazione del Moscato proprio per via delle numerose difficoltà ad ottenere il vino passito. Un tempo, infatti, il vino dolce si otteneva con una procedura di appassimento dell’uva. Oggi il Moscato è conosciuto ed esportato in tutto il mondo ed rappresenta un’eccellenza tutta italiana.