Il termine Lambrusco indica una serie di vitigni differenti e il vino prodotto con questi. In Italia esistono diverse DOC e IGT specifiche per il lambrusco.Le uve del Lambrusco sono rosse, coltivate maggiormente in Emilia-Romagna e nelle provincie di Modena e Reggio Emilia ed in quantità minore in Lombardia nella provincia di Mantova. (continua)
Il termine Lambrusco indica una serie di vitigni differenti e il vino prodotto con questi. In Italia esistono diverse DOC e IGT specifiche per il lambrusco.Le uve del Lambrusco sono rosse, coltivate maggiormente in Emilia-Romagna e nelle provincie di Modena e Reggio Emilia ed in quantità minore in Lombardia nella provincia di Mantova. Vengono utilizzate per produrre vini frizzanti e spumanti, sia rossi che rosati. Esistono quattro tipi di Lambrusco DOC: il Lambrusco rosso Salamino di Santa Croce secco o amabile; il Lambrusco di Sorbara che può essere rosso o rosé, secco o amabile; il Lambrusco Reggiano, rosato e dolce o rosso e secco e il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro secco o amabile. Il Lambrusco Salamino, il cui nome trae origine dai grappoli che ricordano dei salami, possiede un colore scuro con una intensa schiuma viola e un corpo medio. Il Lambrusco di Sorbara rosso è forse il più pregiato e viene prodotto nelle zone della provincia di Modena. È tipicamente un vino leggero con aromi di fragole lamponi e ciliegie. Il Lambrusco Reggiano dalla schiuma vivace ed evanescente possiede un gradevole profumo che varia dal fruttato al floreale, con un gusto fresco e fragrante. Il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro fortemente aromatico si presenta con una schiuma color ciliegia con aromi più ampi rispetto agli altri tre tipi di Lambrusco.
Il Lambrusco DOC viene prodotto nella zona di Modena, di Reggio Emilia e a Mantova. Vi sono diverse tipologie di Lambrusco che rientrano sotto la sua egida e che sono riconosciute a livello nazionale: il Colli di Scadiano e di Canossa, il Montericco rosato, il Lambrusco di Sorbara, quello di Modena, di Grasparossa di Castelvetro, di Reggiano, il Mantovano, ed infine una serie di Lambruschi IGP (vale a dire ad Indicazione Geografica Protetta) come il Lambrusco IGP di Mantova, di Quistello, d'Emilia.
Come abbiamo già accennato, esistono diversi vitigni che danno origine al Lambrusco.
I principali sono il Lambrusco di Sorbara, che in realtà si trova non solamente in Emilia Romagna ma anche in Lombardia. Può essere coltivato a Bologna, in Reggio Emilia, Modena, Mantova, Treviso e Ferrara. Questo vitigno dà origine a vini poco tannici, quasi spumanti, molto frizzanti. Da questa tipologia di vitigni vengono prodotti vini come il Lambrusco di Sorbara, uno dei più apprezzati a Modena, il Salamino, il Maestri, il Viadanese, l'Oliva ed altri.
Dei test hanno dimostrato che queste tipologie di vini presentano fra di loro delle affinità. In particolare il vitigno Lambrusco di Sorbara presenta delle foglie di media grandezza, pentagonali, con tre lobi che non sono molto accennati; il grappolo è a forma piramidale, di media grandezza, mentre gli acini presentano una buccia assai spessa di un colore intermedio fra il blu-viola ed il nero. Essendo un vitigno assai rigoroso e resistente, è adatto per ogni tipo di coltivazione. Ha una maturazione tardiva.
Un secondo tipo di vitigno, invece, cresce più a Nord, precisamente nelle zone del Veneto, della Lombardia e del Trentino Alto Adige. Si distingue a sua volta il Lambrusco a foglia tonda ed a foglia frastagliata, questi ultimi sono meno tannici e non sono adatti all'invecchiamento a differenza dei primi.
Il Vitigno Lambrusco a foglia frastagliata presenta delle foglie di forma pentagonale, un grappolo di medie dimensioni e di forma conica, leggermente allungata, compatto. Gli acini sono di media grandezza, con una buccia sottile ed un colore blu scuro tendente al nero. Il vino prodotto da questa tipologia di vitigno ha un colore rubino intenso, quasi granato, un profumo fruttato e una forte tannicità.
Il Lambrusco è un nobile vino rosso che viene prodotto soprattutto in Emilia-Romagna, a Modena e Reggio Emilia, ma anche a Mantova in Lombardia seppure in quantità minori.
Questo prodotto, che secondo le più recenti statistiche è il vino più venduto in Italia, coinvolge i suoi degustatori con le sue famose bollicine e con il suo tono frizzante e disinvolto.
La sua lunga storia lo lega indissolubilmente alle tradizioni radicate del territorio dell'Italia centrale e settentrionale, alla sua gastronomia ed al suo stile di vita. Oggi come ieri questo vino continua a rallegrare le tavole degli appassionati di buona cucina, qualificandosi a ragione come uno dei vini rossi più amati in assoluto sul territorio italiano.
Per comprendere meglio il suo legame con la terra che lo produce ed i motivi per cui questo vino è così rinomato, è indispensabile conoscere la sua storia e le caratteristiche dei vitigni che gli danno origine.
L'etimologia del termine Lambrusco è abbastanza oscura. Taluno è convinto che questo termine attinga il suo significato nella forma dialettale che indica la vite selvatica, la Labrusca, che tende a crescere a fianco dei boschi e dei campi. La labrusca è una pianta nota fin dall'antichità dall'uomo.
Un'altra corrente, invece, identifica l'etimologia del vino Lambrusco nel termine "ruscus", ovvero pungente, una caratteristica tipica dei vini tannici e giovani, oltre che di quelli frizzanti.
Molto suggestiva, infine, l'ipotesi suggerita da un poemetto scritto da Luigi Bertelli, che narra che un tempo Bacco si recò proprio sul territorio modenese allo scopo di aiutare la popolazione in tempo di guerra. Quando vi giunse, ebbe subito voglia di sorseggiare del vino: entrato in un'osteria, chiese all'oste di portarne un bicchiere, e questi gli chiese se preferisse un vino più dolce oppure "brusco". A questa domanda Bacco rispose "Io l'amo brusco" e da qui sarebbe nato il nome che cataloga questo vino esuberante e frizzante.
Il Lambrusco alla vista
Ogni tipologia di Lambrusco presenta delle caratteristiche peculiari che lo rendono unico rispetto agli altri.
Il Lambrusco di Sorbara presenta un colore rubino chiaro con spuma tendente al roseo, ed è quindi il più chiaro fra tutti questi vini. Il Lambrusco Salamino di Santa Croce, invece, presenta un color rubino più intenso e deciso, anche sulla spuma.
Infine il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro ha un colore rosso molto intenso, con tanto di riflessi violacei.
Il Lambrusco all'olfatto
Il Lambrusco di Sorbara ha un profumo delicatissimo, che ricorda la violetta. Il Salamino di Santa Croce, invece, ha un profumo fruttato, ma più deciso e più persistente; il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro presenta un aroma più impegnativo ed intenso.
Il Lambrusco al palato
Il Lambrusco di Sorbara possiede un sapore fresco, frizzante e delicato, tanto più apprezzabile tanto più lo si consuma giovane.
Il Salamino di Santa Croce presenta un sapore leggermente acidulo, ma leggero e non impegnativo. Infine il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro ha un sapore sapido, intenso, che è bene accompagnare con piatti più elaborati.
Il Lambrusco andrebbe consumato giovane, per godere appieno di tutta la sua freschezza e la sua versatilità, che sono tratti peculiari di questo vino italiano.
Considerato che dal momento dell'imbottigliamento a quello della stappatura devono trascorrere almeno due mesi, non bisognerebbe conservare il Lambrusco per più di un anno a partire dalla vendemmia. Ovviamente ci sono delle eccezioni, alcune tipologie di Lambrusco riescono ad invecchiare anche qualche anno senza per questo perdere le loro caratteristiche peculiari.
Il Lambrusco andrebbe servito ad una temperatura abbastanza fresca per permettere a chi lo degusta di cogliere appieno le sfumature del suo aroma, il suo tono frizzante e le sue qualità organolettiche.
La temperatura di servizio ideale per ogni tipo di Lambrusco è attorno ai 14-16 gradi.
Il Lambrusco andrebbe servito in calici non troppo alti e di media larghezza, che permettano di raccogliere il carattere pieno del vino conservando al meglio anche la sua freschezza per tutto il corso della bevuta. Meglio ancora i calici appositamente disegnati per il Lambrusco, pensati per rendere ogni esperienza di degustazione di uno dei vini italiani più amati nel mondo un momento unico da vivere in tutta pienezza.
Il Lambrusco, come avevamo già accennato, è un vino che si sposa alla perfezione con le tradizioni culinarie e gastronomiche dei territori dove è nato. Lombardia, nella zona mantovana, ed Emilia Romagna: paesi e regioni caratterizzati da profonde tradizioni della tavola, da piatti ricchi di sapore e di gusto.
Il Lambrusco si differenza, per quanto concerne l'abbinamento culinario, anche a seconda della tipologia di vino che prendiamo via via in considerazione.
Il Lambrusco di Sorbara, ad esempio, è un vino fresco e giovane che si sposa alla perfezione con i migliori piatti emiliani: ad esempio con lo gnocco fritto ed i salumi, i tortellini, le tagliatelle, il classico zampone ed i bolliti.
Il Lambrusco Salamino di Santa Croce, con il suo carattere, è perfetto per accompagnare piatti a base di carne di maiale come arrosti, carne bianca ed anche paste asciutte elaborate.
Il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, invece, è una delle tipologie più elaborate di questo vino. Si accompagna alla perfezione con paste al forno, arrosti e salumi tradizionali, anche se sempre più degustatori scelgono di assaporarlo durante l'aperitivo.
Il Lambrusco dolce ben si sposa con i dolci della tradizione emiliana, mantovana e modenese.
In generale il Lambrusco è l'accompagnamento ideale per una classica cena in stile emiliano, caratterizzata da piatti robusti ed elaborati come carne suina, salcicce, agnello, ma anche carne bianca. Una piacevole scoperta può essere abbinare questo vino rosso ai formaggi più famosi della regione, come ad esempio a qualche scaglia di Grana Padano o di Parmigiano Reggiano.
Il Lambrusco viene anche utilizzato per preparare dei piatti tipici del centro e nord Italia, come ad esempio il cotechino, lo zampone, o a Mantova - patria dei risotti - il celebre risotto al Lambrusco. Si tratta anche di un ottimo ingrediente per preparare cocktail e, assieme alla frutta, diventa un perfetto aperitivo.
Simbolo dello slow food per eccellenza, il Lambrusco è anche un perfetto vino da meditazione, e non a caso viene utilizzato nella Vinoterapia per stimolare il relax dei pazienti.
Sono abbastanza note, fra l'altro, le sue proprietà salutari per la cura della pelle. Insomma, questo vino rosso, oltre ad essere uno dei più famosi dell'Italia nel mondo, è talmente versatile e giovane da piacere a tutti e da sposarsi alla perfezione con moltissime ricette della ricca tradizione culinaria nostrana.
Della vite dalla quale viene prodotto il Lambrusco parlano numerosi scritti antichissimi, fra i quali la quinta bucolica di Virgilio, che abitava proprio nel territorio mantovano dove la coltivazione era abbastanza diffusa, ed alcuni stralci di opere di Plinio il Vecchio e di Catone, dove si parla di "Vitis vinfera" le cui foglie assumono un color rosso intenso.
Il Lambrusco è un vino frizzante, e questa tipologia di prodotto non venne creata prima dell'arrivo dei Longobardi: prima di questo evento storico, infatti, le popolazioni sotto la dominazione romana e greca prediligevano vini molto dolci ed allungati con acqua.
La conquista da parte dei popoli teutonici portò radicali cambiamenti anche nella cucina e nella gastronomia, introducendo soprattutto nella zona di Ravenna e nella Romagna piatti a base di carne di maiale, spesso cotti con strutto e non con olio.
Con l'avvento di una cucina particolarmente grassa ed unta, si avvertì il bisogno di cambiare tipologia di vino, prediligendo quelli più frizzanti in grado di "ripulire" il palato dai sapori.
Nel 1567 una testimonianza di questo vino proviene dal botanico di Papa Sisto V, di nome Andrea Bacci, che visitò e recensì personalmente le colline modenesi dove avveniva la coltivazione di quest'uva, dalla quale secondo la sua testimonianza provenivano "vini speziati, odorosi, spumeggianti per auree bollicine". Sono già le caratteristiche portanti di un vino che si presenta come inconfondibile.
Uno dei maggiori problemi del Lambrusco riguardava proprio la conservazione di questo vino, che appariva piuttosto complessa, dato che con il tempo venivano meno le caratteristiche peculiari del prodotto. Un metodo rivoluzionario di conservazione venne ideato nel 1700: venne inventata una bottiglia chiamata "Borgognona" dotata di un vetro particolarmente spesso e di un tappo in sughero che veniva fermato con un laccio, per impedire che la fermentazione zuccherina lo facesse saltare.
La prima suddivisione esauriente ed ufficiale delle varie tipologie di Lambrusco risale alla seconda metà dell'Ottocento per mano di Francesco Aggazzotti, il quale distingue i vari vitigni utilizzati per la produzione del Lambrusco identificando così tre tipi di vino: quello della Sorbara, quello dai Graspi Rossi ed il Lambrusco Salamino.
Con l'arrivo del Novecento la fama del Lambrusco si diffonde ulteriormente: questo vino, secco con una schiuma prodotta secondo le regole di fermentazione proprie dello Champagne, era rigorosamente venduto in bottiglia, a differenza della maggioranza degli altri vini che erano invece venduti sfusi. Una garanzia, questo atteggiamento, di una qualità veramente superiore.
Verso il 1960 lo sviluppo di tecnologie nuove nell'ambito della produzione vinicola porta all'introduzione del cosiddetto "metodo Charmat" per la produzione del Lambrusco, il che porta i livelli produttivi ad aumentare esponenzialmente.
Solamente negli Stati Uniti d'America il Lambrusco rappresentava il 50% delle bottiglie di vino italiano esportate; anche all'estero, questo vino giovane, fresco e frizzante piaceva sempre di più e contribuiva a consolidare il generale e diffuso apprezzamento nei confronti della tradizione eno-gastronomica italiana.