Il Lacryma Christi è conosciuto in Italia e in tutto il mondo con questa denominazione latina che è però fuorviante: infatti non permette di dargli una precisa collocazione geografica, che invece è fondamentale per descrivere l'identità di questo vino. (continua)
Il Lacryma Christi è conosciuto in Italia e in tutto il mondo con questa denominazione latina che è però fuorviante: infatti non permette di dargli una precisa collocazione geografica, che invece è fondamentale per descrivere l'identità di questo vino. Il Lacryma Christi è infatti un vino prodotto fin dall'antichità in Campania e più precisamente alle pendici del Vesuvio; nel disciplinare che gli attribuisce il marchio DOC (Denominazione di Origine Controllata) infatti il nome completo che si deve dare a questo vino, contemplato nelle tre declinazioni bianco, rosso e rosato, è Vesuvio Lacryma Christi.
Il riconoscimento del marchio DOC è molto recente, risale infatti al 1983, e mette ordine nelle modalità di vinificazione, nei vitigni riconosciuti come ufficiali per la realizzazione del Lacryma Christi, e soprattutto gli conferisce una collocazione geografica inequivocabile. Il Lacryma Christi è uno dei vini più tipici della Campania e nello specifico si ottiene con i vitigni coltivati in quindici comuni del napoletano che si trovano nella fascia pedemontana del vulcano Vesuvio. Nel disciplinare si parla infatti del vino con denominazione Vesuvio, all'interno del quale si identifica la specificità del Lacryma Christi qualora il vino Vesuvio abbia un titolo alcolometrico di almeno il 12%, e un contenuto di almeno il 65% delle uve utilizzate. Si calcola che il 90% del vino ricavato dai vitigni interessati rientri nella denominazione del Lacryma Christi, mentre il restante 10% sia vino Vesuvio. Nello specifico, le uve indicate per la produzione del Lacryma Christi sono le seguenti. Per ottenere la vinificazione della versione di vino bianco si usa prevalentemente la varietà Coda di Volpe (detta anche Caprettone) mescolata in minima parte con uve Falanghina, Verdeca o Greco. la variante rossa si ottiene dal vitigno locale Piedirosso, chiamato in dialetto napoletano per'e'palummo perché la sua forma ricorda la zampa di un piccione. Nella stessa percentuale del Piedirosso può essere usato il vitigno detto Sciascinoso, mentre solo in una percentuale minore è tollerato l'Aglianico. Questi stessi vitigni vengono utilizzati per la realizzazione del Lacryma Christi rosato.
Non è semplice dare delle indicazioni univoche per quel che concerne le tecniche di vinificazione del Lacryma Christi. Si deve infatti tenere presente che sono poche le aziende agricole che lo producono, ognuna derivante da una lunga tradizione familiare. Ogni azienda vitivinicola usa dunque delle procedure proprie, che variano anche in base alla tipologia di vino (bianco, rosso, rosato). Ad esempio, per il bianco si preferisce usare botti in metallo per la fermentazione, mentre per il rosso spesso si adottano delle piccole botti in legno. Per ottenere il vino bianco un tempo si utilizzava la fermentazione delle bucce, mentre oggi si preferisce la vinificazione a temperatura controllata. Inoltre ogni produttore decide in che percentuali mescolare le uve consentite dal disciplinare, o quali prediligere; questo fà si che il panorama complessivo del vino Vesuvio Lacryma Christi sia molto variegato, e che ogni azienda dia ai propri vini una caratterizzazione molto forte e facilmente riconoscibile.
Ad ogni modo si possono definire delle caratteristiche comuni per le tre tipologia di Lacryma Christi. Il vino bianco ha colore giallo paglierino e presenta dei riflessi dorati; il suo odore è intensamente fruttato ma ricorda anche essenze floreali, in particolar modo quella della ginestra. Il suo sapore è leggero e amabile, e si sposa con piatti a base di pesce, molluschi o crostacei, e formaggi freschi. Il Lacryma Christi rosso ha colore rosso rubino molto intenso e presenta dei riflessi violacei; il suo profumo ricorda la violetta mammola, il legno, le spezie e la liquirizia. Si tratta dunque di un vino molo deciso che si può bere in abbinamento a primi piatti sostanziosi, come le lasagne, a secondi di carne molto elaborati, a piatti a base di selvaggina e formaggi stagionati dal gusto deciso. Il rosato infine sposa la freschezza del bianco con il sapore deciso del rosso, ha colore rosato con riflessi più intensi e l'odore della zagara. Si sposa alla perfezione con risotti e arrosti a base di carni bianche.
Il nome Lacryma Christi, che vuol dire lacrima di Cristo, come si può facilmente intuire è stato attribuito a questi vini in epoca cristiana, ma la storia di questo vino è ben più remota. Pare infatti che i vitigni da cui viene ottenuto vennero importati in Campania dai greci, e che il loro distillato venisse molto apprezzato anche dagli antichi romani. Marziale infatti scrisse che Bacco, dio del vino, amò queste terre più del suolo natio. L'attuale denominazione viene fatta risalire ad un'antica leggenda, che racconta di Gesù Cristo in vagabondaggio sulla terra. Un giorno giunse ai piedi del Vesuvio e ammirandone la bellezza capì che si trattava di quel lembo di Paradiso che Lucifero aveva trascinato giù con sè cadendo. Allora pianse calde lacrime, e il suo pianto irrorò il terreno. Delle donne, che avevano assistito alla scena, decisero di piantare delle viti nel suolo inumidito dalle lacrime di Cristo: e così nacque il vino che beviamo ancora oggi. Un'altra versione del mito dice invece che Cristo trasformò dell'acqua in ottimo vino per ricompensare un pover'uomo che lo aveva ospitato senza nulla chiedere in cambio. Quel che è certo è che il gusto del Lacryma Christi è profondamente legato al suolo vulcanico sul quale proliferano gli antichi vitigni da cui è tratto. Si tratta di viti a piede franco, ovvero che non derivano da innesti ma le cui radici sono ancora quelle delle piante originali.