Una denominazione antica, che si perde nella leggenda. Un vino già famoso ai tempi dei romani che è rimasto nelle tradizioni del territorio grazie all’attento lavoro dei monaci che, a partire dal Medioevo, per secoli lo hanno continuato a produrre stillando la lacrima dalle uve delle vigne vesuviane. Una presenza, quella del vulcano, che ha avuto e che continua ad avere un’influenza determinante nella ricchezza minerale della zona e di conseguenza nei frutti che su di essa vengono coltivati. Un vino la cui vinificazione avviene in acciaio e che viene lasciato affinare in bottiglia per pochi mesi prima della sua commercializzazione.
Rosso rubino intenso, al naso esprime aromi di ciliegia e di prugna cui si aggiungono note speziate di pepe e chiodi di garofano. In bocca è caldo, di grande struttura e morbidezza, caratterizzato da una trama tannica molto fine. Un ritorno di note fruttate anticipa una chiusura di buona persistenza.
Abbinamenti
A tutto pasto, predilige abbinamenti con primi piatti saporiti quali paste o polente con sughi di carne; ideale con carni rosse elaborate.
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