La Garganega è una particolarissima uva bianca, di matrice vicentina e veronese. E', infatti, la varietà che domina le colline della Soave DOC. Pur non possedendo caratteristiche organolettiche spiccate nè un'aromaticità prevalente, riporta con se caratteristici profumi della mandorla e dei fiori bianchi tipici della zona. (continua)
La Garganega è una particolarissima uva bianca, di matrice vicentina e veronese. E', infatti, la varietà che domina le colline della Soave DOC. Pur non possedendo caratteristiche organolettiche spiccate nè un'aromaticità prevalente, riporta con se caratteristici profumi della mandorla e dei fiori bianchi tipici della zona. Maturando in ottobre, presenta una scorza dura e gialla, tendente, addirittura, al rosso. Diverse sono, dunque, le caratteristiche della Garganega e, per tale ragione, è possibile ritrovare almeno quattro sottovarietà: la Garganega tipica, o Perez bianca, la Garganega Dario o grossa, la Garganega Verde, con un'altissima densità e concentrazione dei chicchi nel grappolo e con un acino, dunque, più piccolo ed infine la Garganega Agostega, con un acino più grosso ed una maturazione più svelta e precoce, rispetto alle precedenti.
Il Garganega, come accennato, è un vitigno a bacca bianca, che si presenta con caratteristici grappoli lunghi o di medie dimensioni, in base alla varietà, generalmente di forma cilindrica, alati e a spargolo. Le bacche, invece, sono di dimensioni variabili, con poca pruina sulla buccia e con un colore che, come detto pocanzi, vira dal giallo al dorato, quasi rossastro. Nonostante le sottovarietà elencate, però, data la sua coltivazione, probabilmente molto antica, queste non riescono a replicare la qualità del vitigno madre che resta di qualità superiore alle sue sottovarietà.
Il Garganega, con l'avvento delle denominazioni DOC, ha trovato, nel corso degli anni, ottimine vinificazioni, specialmente per quel che riguarda la purezza del prodotto finito. Per tale motivazioni, infatti, ne derivano vini che offrono ottime gamme olfattive, dal caratteristico e intenso odore ai frutti bianchi e dolci come le pere o le albicocche, con lievi sfumature esotiche di ananas, che donano corposità.
Addirittura, nelle vinificazioni migliori, è possibile rintracciare il profumo dell'acacia e del sambuco, con note agrumate che rendono il vino del Garganega unico nel suo genere.
In particolare, il Garganeta della zona delle colline veronesi, viene tagliato con un massimo del 30% di Trebbiano di Soave o Chardonnay che conferisce, in base all'invecchiamento e alle varie annate, un'intensa profumazione floreale, differente da quella delle altre zone di provenienza del Garganega.
Più in generale, tale vitigno viene vendemmiato precocemente, per poi essere fatto appassire sui graticci fino al periodo invernale e, pertanto, vinificato dolce. Per questo motivo, questo vino viene a volte spumantizzato, seppur più raramente. Non manca, inoltre, nemmeno la vinificazione come passito.
L'ampiezza delle versioni consente i tipici abbinamenti di un vino bianco: dall'apertivo all'antipasto, ai primi piatti a base di pesce, a portate di pesce più complesse ma anche a carni bianche come pollame o coniglio, per lo più arrosto o al forno. Essendo presente anche una vinificazione spumantizzata, è possibile abbianre il Garganega anche a formaggi erborinati e speziati o a pasticceria, del tipo secco e lievitato, come il classico Pandoro di Verona. Per un'ottima degustazione è preferibile, inoltre, stappare la bottiglia almeno mezz'ora prima, in modo da favorirne l'ossigenazione, e ad una temperatura che varia tra gli 8 e i 10 gradi al massimo. Per le versioni spumantizzate, invece, la temperatura ideale non deve superare i 6 gradi.
Il primo riconoscimento ufficiale di tale vitigno, pare risalga al 1200, in un antico trattato nel quale viene nominato il Garganica ma è assolutamente certo che prime tracce di questo nome si hanno, già, dall'anno 1000: è proprio in vari scritti di quest'epoca che viene nominato questo vitigno "dall'uva dorata". Appartenendo, molto probabilmente, alla grande famiglia dei vini Trebbiani, di matrice etrusca, si è diffuso, per tale ragione, per lo più nella parte nord-orientale della penisola. Importanto, presumibilmente, dall'antica grecia, come molti altri vitigni italiani, la sua presenza, non a caso, abbraccia, infatti, un largo territorio che si estende dalla zona veronese del lago di Garda, fino ai Colli Berici e ai Colli Euganei del padovano. La sua coltivazione, quindi, praticata principalmente nell'area del Soave e del Gambellara, da cui prende il nome il sottotipo "Garganega di Gambellara", il vitigno restituisce parte di quelle che sono le caratteristiche strettamente legate alla composizione del terreno sedimentario, acquisendo equilibrio e finezza, essendo per lo più supportati da una fresca acidità bilanciata, però, da una struttura mediamente corposa.