Il Fiano di Avellino è un vino DOCG la cui produzione è consentita nella provincia di Avellino. L'indicazione della denominazione di origine controllata e garantita Fiano di Avellino può essere accompagnata dalla menzione tradizionale di origine classica Apianum. (continua)
Il Fiano di Avellino è un vino DOCG la cui produzione è consentita nella provincia di Avellino. C’è da dire che già nel 1978 il DPR G.U. 241 approvò la sua Denominazione di Origine Controllata (DOC) e solo nel 2003, dopo oltre 20 anni, con il DM G.U 180 si arrivò all’odierna certificazione che ne attesta la sua altissima qualità. L’indicazione DOCG è inoltre accompagnata da una menzione speciale di origini classiche detta Apianum. La zona di produzione abbraccia come si è detto l’intera provincia di Avellino in cui le operazioni di vinificazione sono esclusive e obbligatorie entro i confini provinciali. Questo perché i terreni sono abbastanza argillosi ma anche piuttosto calcarei e con queste caratteristiche ben equilibrate contrastano molto bene la pericolosa ed inevitabile siccità estiva facendo maturare l’uva al meglio delle sue possibilità. Il vitigno base per la sua produzione è il Fiano le cui uve devono costituire almeno l’85% del totale.
Il Fiano di Avellino DOCG nasce dalla lavorazione delle uve del vitigno autoctono del Fiano esportato dagli antichi Greci nella Penisola Italiana. I latini lo chiamavano Vitis Apicia o anche Apina e le primi viti furono piantate proprio a Lapio, comune irpino in cui tutt’oggi, a distanza di molti secoli, si produce ancora il Fiano. L’antico nome della vite derivava dal profumo dolciastro che essa emanava tanto da chiamare in raccolta sciami di api, attratti da queste note mielastre. Da Apiana, passando per Afiana, al termine Fiano il passo è stato piuttosto breve. A completare il quadro dei vitigni con cui è concesso produrlo sono il greco bianco, la coda di volpe e il trebbiano toscano le cui uve costituiscono fino al 15% rispetto al totale del vendemmiato.
L’uva viene raccolta esclusivamente a mano durante la prima metà del mese di ottobre. Successivamente l’uva raccolta vengono deposte in delle vasche per circa 12 ore ad una temperatura di 10°C. A seguito di questo riposo cominciano ad essere pressate lentamente. Dopo di che si passa alla fase di fermentazione che dura due settimane, mantenendo la temperatura a 18°C. Solo nella stagione primaverile successiva alla vendemmia il vino ottenuto viene imbottigliato. Devono infine trascorrere massimo 4 mesi affinché poi il vino in bottiglia può essere commercializzato e venduto. E’ tra i vini bianchi adatti ad un invecchiamento prolungato. Il Fiano di Avellino, considerato molto raffinato, presenta un gusto intenso ma gradevole, leggermente fruttato. Dal colore giallo paglierino luminoso e un profumo delizioso di frutti esotici con sfumature che ricordano quello caratteristico della frutta secca, come nocciole e mandorle, che si sentono anche nel retrogusto.
Il Fiano, servito ad una temperatura che si aggira dagli 8°C ai 10°C, si presenta pieno, deciso ma amabile con un retrogusto di nocciole e mandorle che si abbina perfettamente a pietanze a base di pesce, primi piatti con frutti di mare, crostacei, scampi e polpo, o anche ai secondi a base di carni bianche, di ogni tipo, dal pollo al tacchino passando per il coniglio, arricchiti da contorni leggeri come l’insalata e le sue molte declinazioni, e tipi di formaggi rigorosamente freschi e assolutamente non stagionati. Il Fiano, nonostante le sue complesse proprietà organolettiche e la sua struttura solida, è indicato anche per gli aperitivi, per accompagnare stuzzichini e finger – food, in disimpegnati happy – hour. Ha una gradazione alcolica pari a 11,5°.
Il Fiano ha una storia millenaria. Sono stati gli antichi Greci a portare nell’odierno comune di Lapio il primo vitigno di Fiano. Le sue origini infatti si perdono nelle viti elleniche della Magna Grecia, apprezzato anche da consoli ed imperatori romani. Poi nel Medioevo ha avuto ampia diffusione. La sua permanenza sul territorio e la sua grande notorietà si attestano attraverso dei documenti risalenti al XII secolo. A quei tempi l’imperatore Federico II di Svevia, di passaggio a Foggia, ne ordina per la sua corte così come, nel secolo successivo, fece il re Carlo D’Angiò. Due secoli dopo, nel 1800, si registra la prima grande massiccia produzione: un totale di 100 milioni di litri, esportati in gran parte all’estero. Con la nascita della Regia Scuola di Viticoltura & Enologia di Avellino, che poi diventerà l’Istituto Tecnico Agrario, la vitivinicoltura diventa il pilastro dell’economia irpina. Quando infatti si costruisce la linea ferroviaria Avellino Rocchetta Sant'Antonio, venne addirittura chiamata "Ferrovia del vino". Purtroppo la florida produzione del Fiano subisce un crollo nel 1950 a causa della fillossera della vite, un insetto, o meglio, un fitofago originario dell’America del Nord che attacca la vite, provocando gravi e irreparabili danni alle radici. Solo nel 1970 si risale la china con l’introduzione di nuovi ed evoluti sistemi di allevamento delle viti e metodi di controllo all’attacco di questo tipo di insetto.