Il Durello è una denominazione di origine controllata assegnata a due tipologie di vini prodotti nelle province di Verona e di Vicenza. Si tratta nello specifico delLessini Durello Spumante e del Lessini Durello Spumante riserva, entrambi prodotti con uva durella all'85% minimo. (continua)
Il Durello è un vino bianco veneto, coltivato nelle zone collinari delle provincie di Verona e Vicenza, sui Monti Lessini. Vino dalle tipiche note acidule e sapide, che si sono affinate nel corso degli anni grazie ai progressi della scienza enologica, il Durello è diventato un prodotto sempre più apprezzato, che si sta avvicinando, per fama e qualità, ai più noti vini veronesi come l’Amarone, il Soave o il Valpolicella. Il Durello viene prodotto nella versione ferma, come spumante e passito. Nel 1987 è stato insignito dell’importante riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata, con il nome di Monti Lessini Durello, diventando tra i DOC veneti più apprezzati. Nel 1997, con la nascita del Consorzio del Vino Lessini Durello, che racchiude i principali produttori di questo prodotto davvero particolare, nell’area di produzione si è avviato un percorso di valorizzazione e conoscenza del vino e del suo intero territorio. Le 18 Aziende consorziate propongono ogni anno apposite manifestazioni locali, per avvicinare i consumatori alla degustazione dei loro prodotti, e partecipano alle iniziative del settore organizzate altrove, per far conoscere ed apprezzare anche fuori dei loro confini le particolarità di un vino che si preannuncia con un futuro radioso.
Il Durello nasce dalla vinificazione del vitigno autoctono dei Monti Lessini: la Durella. Come si evince dalla parola stessa, si tratta di un vitigno che da sempre produce uve dalla buccia molto spessa, ricca di tannini, che possiede un’acidità rilevante. Queste caratteristiche gli vengono dal territorio nel quale è nato, quello delle pre-alpi venete, che fanno da accesso alle Alpi vere e proprie, costituito principalmente da terreno vulcanico ricco di tufi e basalti. Da questa terra, in cui sono racchiusi preziosi Sali minerali, la vite ricava il nutrimento che gli conferisce, infine, quella tipica sapidità. Questi vitigni, inoltre, richiedono pochi interventi esterni in quanto i terreni porosi, che racchiudono acqua e sole, contengono sostanze nutritive che proteggono in modo naturale le viti dalle malattie cui sono più soggette. Per questo la coltivazione del Durello, insieme all’adozione da parte dei coltivatori di tecniche agricole rispettose dell’ambiente, è oggi considerata anche un’attività eco sostenibile, amica della natura. La presenza dei numerosi alberi di ciliegio, che si frammezzano alle viti, i boschi, i microrganismi locali che vivono con le altre piante sono, infine, altri importanti elementi che contribuiscono ad elevare la qualità del vitigno.
Come per i principali vini da imbottigliamento, quando il ciclo vegetativo è nella norma, la vendemmia comincia a fine estate. La maggior parte dei produttori la pratica nella maniera tradizionale, in cassetta, per lavorare poi i grappoli, scelti ben maturi e lasciati a raffreddare in luoghi asciutti, attraverso una spremitura leggera. La buona longevità di questo vino lo rendono perfetto per riposare a lungo, anche per anni, in cantina, per ricavarne vini dai sentori di estrema armonia. Lo spumante, prodotto con minimo l'85% di uva Durella, viene realizzato con metodo classico, il che permette di bilanciare appieno la sua acidità, conferendogli una grande complessità di aromi. Le varietà sono due: Monti Lessini Durello Spumante e Monti Lessini Durello Spumante Riserva, in cui quest’ultimo viene fatto rifermentare in bottiglia, dalla data del tiraggio, per la durata di almeno 36 mesi. Quanto al Monti Lessini Durello Passito la procedura prevede che l’uva Durello sia messa ad appassire per un minimo di quattro mesi.
Dall’aperitivo all’intero pasto, il Durello DOC è uno vino di buona struttura e molto versatile, in grado di accompagnare piatti veneti di grande carattere, come salumi e formaggi, i risotti corposi, il baccalà, gli arrosti e persino la trippa in umido. Si inizia ad assaporarlo già con l’antipasto, specialmente quelli sfiziosi, di tutti i tipi, a buffet: dalle fritture in pastella di ogni tipo alle tartine e ai canapè, dalle pizzette fino ai sapori forti come le olive ascolane. Mostra il suo lato migliore con i primi piatti di grande costruzione, come i timballi, le minestre o i risotti corposi, che normalmente si accompagnano al rosso. I pesci grassi, come l’angiulla, non potrebbero vedere abbinamento più fortunato, ma anche crostacei, scampi e persino lumache, possono trarne vantaggio. Per non parlare di uova e verdure, come gli asparagi, ad esempio, e le frittate, di tutti i tipi, magari con l’amarognolo delle erbe selvatiche. Sarà perfetto anche con le cucine internazionali dai sapori forti, come quella messicana. Per il dessert, invece, il Passito è la soluzione ideale. Mentre un abbinamento insolito, ma assolutamente azzeccato, è con i formaggi forti come gli erborinati e i paté di fegato, con i quali gareggia a stemperare le note e gli accenti corposi tra dolce e salato. Il brut, infine, usato per creare cocktail tradizionali o più innovativi, sarà la base giusta da cui partire per un ideale giro del mondo ricco di fresche e fantastiche bollicine.
Il Durello è un vitigno di antiche origini. Se ne rinvengono notizie scritte già intorno agli anni 1200, quando veniva utilizzata dell’uva autoctona del vicentino, quasi per niente conosciuta altrove, per farne un vino molto rustico, prettamente di uso locale. Quell’uva veniva chiamata Durasena, per via della buccia dura e spessa, come rimase sempre anche in seguito, derivazione del latino Durus Acinus. Alla fine del Medioevo la sua coltivazione era molto diffusa in tutti i monti del versante orientale del veronese e nel vicentino. Il fatto avvenne perché le casate nobiliari venete, avendo deciso di investire molto sull’attività agricola della regione, vi inclusero anche l’uva del territorio, compresa questa strana Durasena. Essendo ancora troppo acidulo, però, in quell’epoca veniva usato soprattutto come vino da taglio, oppure opportunamente allungato con abbondante aggiunta di acqua. Abitudine che continuò anche quando guerre e pestilenze, come nel resto d’Italia, ridussero quell’area in miseria. Pur cambiando a volte nome, la produzione di vino tratto da quelle uve continuò, tentando di alleviare la dura vita dei contadini. Negli anni del boom economico, infine, il Durello trova una nuova vita, cominciando a sperimentare la spumantizzazione, che lo innalzerà a vino Doc, degno delle tavole anche più elevate.